I carillon

La parola ”carillons” richiama ricordi d’infanzia: tutti abbiamo avuto, o magari desiderato, quelle deliziose scatolette che, aperte, spandevano nell’aria le loro note argentine e confortanti. Non tutti però sanno che il nome di queste scatole magiche deriva dal fatto che esse utilizzano la stessa ”tecnologia” che fu inventata nei paesi fiamminghi per suonare concerti di campane ”a carillion”, cioè tenendo ferme le campane e percuotendole con un martello esterno.

I ”carillons” ebbero origine in Belgio e Olanda nel XV secolo e si diffusero poi in Francia, Germania e quindi in tutta Europa.

La parola carillon deriva dal latino ”quadrinio”, che indica un gruppo di quattro campane. Nel Medioevo, infatti, il campanaro percuoteva quattro campane fisse nella torre dell’orologio per avvertire che stava per scoccare l’ora. Con il passare degli anni il numero della campane aumentò e, per alleggerire il lavoro del campanaro, i Fiamminghi inventarono un cilindro rotante provvisto di chiodi in legno. I chiodi mettevano in movimento delle leve e queste, a loro volta, controllavano i martelli che percuotevano le campane.

Nel 1510, qualcuno adattò una tastiera in legno alle nove campane della torre dell’orologio di Audenarde. L’idea fu copiata da tutte le altre città fiamminghe e si diffuse in tutta Europa. Questo accorgimento consentì di realizzare concerti di campane musicalmente molto ricchi, che si arricchirono ulteriormente quando si trovò anche il modo di applicare al concerto di campane una pedaliera per produrre i suoni gravi.

Ancora oggi sono assai diffuse le tastiere per il suono a carillon delle campane; sono installate nella cella campanaria e per mezzo di leve e tiranti collegati a tutte le campane, il campanaro, seduto davanti alla tastiera come davanti ad un piano, spingendo energicamente gli appositi tasti della tastiera può eseguire le suonate della tradizione locale e gli allegretti. Questo è un modo di suonare festoso riservato alle feste importanti ed alle occasioni di particolare letizia.

Purtroppo, le tastiere ancora efficienti ed utilizzate divengono sempre più rare ed i suoni un tempo elaborati da provetti campanari, sono ora riprodotti da passivi quanto infallibili sistemi computerizzati, che tuttavia consentono di tenere in vita e tramandare quei suoni, altrimenti destinati a perdersi.

Le Associazioni dei Campanari, numerose in tutta Italia, dal canto loro contribuiscono con la loro passione romantica e un pò goliardica, a tramandare i suoni tradizionali ed a mantenere vivo l’interesse per le affascinanti armonie dei sacri bronzi. Invitati dai parroci, nei giorni di festa, in cui sono liberi dal lavoro, i campanari girano per le piazze d’Italia con attrezzatissimi concerti di campane itineranti, installati su autocarri; così producendosi in complicati virtuosismi e talvolta organizzando vere e proprie gare, questi romantici gladiatori combattono ancora contro i gelidi computers, animando e riscaldando ancora l’aria con i loro suoni ”d’allegrezza”.

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